Per la pensione anticipata, sfruttando la cosiddetta flessibilità in uscita, si inizierà con le classi ’51-’55. Questo è quanto emerso, tra l’altro, dall’incontro di ieri del Governo con i Sindacati della ‘triplice’, ovverosia con la Cgil, la Cigl e la Uil che hanno espresso nel complesso cautela su quanto l’Esecutivo intende inserire nella prossima Legge di Stabilità al fine di superare in materia di pensioni, tra l’altro, le criticità della Legge Fornero.
Si potrà sfruttare la flessibilità in uscita, in accordo con l’attuale bozza messa a punto dal Governo italiano, fino a tre anni prima della maturazione dei requisiti per andare in pensione. In linea con quanto emerso già da diverse settimane, la misura sulle casse dello Stato avrà delle ricadute minime in quanto si sfrutterà il cosiddetto prestito pensionistico con una rata che potrà arrivare fino al 15% della pensione e durata del piano di ammortamento fino a 20 anni.
Le penalità applicate alla flessibilità in uscita, ha altresì messo in evidenza il Governo durante l’incontro con i Sindacati, che nel complesso hanno apprezzato l’apertura dell’Esecutivo a discutere di un tema così delicato come quello relativo alle pensioni, saranno differenziate. Nel dettaglio, le penalità saranno minori per chi andrà in pensione anticipata dopo aver perso il posto di lavoro, mentre saranno più alte a carico di quei lavoratori che vorranno avvalersi della flessibilità in uscita in via del tutto volontaria. ‘Il nostro obiettivo resta cambiare la legge Fornero/Monti. Il confronto proseguirà in una serie di incontri fissati’, ha intanto scritto via social network Twitter la CGIL Nazionale.