I marinai rudi che non temono l’acqua salmastra, il sole che picchia, la fatica e il lavoro duro è un’immagine un po’ arcaica, almeno in parte appartenente al passato. Oggi i marinai sono professionisti, sia che siano pescatori, militari o personale del settore turistico ma i rischi del mare rimangono inalterati. Uno dei rischi più subdoli cui i marinai sono esposti è rappresentato dalle radiazioni solari.
Ormai da molti anni i dermatologi mettono in guardia la popolazione sui rischi dell’esposizione eccessiva al sole ma per i marinai questa non è una scelta, è la loro condizione di vita. E’ stata condotta un’indagine, uno screening su 900 marinai dal quale è emerso che 2 su 10 presentano una cheratosi attinica, cioè un’infiammazione della pelle che in una percentuale di casi può evolvere in uno sviluppo di tumore della pelle.
Si è notato, inoltre, che l’incidenza di questa patologia dermatologica è maggiore nei marinai più anziani, che è la prova pratica della nocività delle radiazioni solari sulla pelle che rischia di diventare una patologia grave anche sistemica. La malattia è provocata dai raggi ultravioletti, che sono in pratica onde elettromagnetiche a frequenza superiore a quella che costituisce la luce viola, invisibili all’occhio ma con capacità di penetrazione negli strati profondi della pelle e che si trasformano in energia termica.
Gli ultravioletti hanno la capacità di interferire sulle catene del DNA, provocando replicazioni cellulari anomale, appunto la formazione di cellule tumorali. A fronte dei risultati di questo screening, gli scienziati hanno posto l’accento sull’importanza di azioni preventive. Non si può chiedere ai marinai di limitare l’esposizione al sole, è letteralmente impossibile ma devono essere adottate creme solari con filtri ad alta protezione, per contrastare la penetrazione degli ultravioletti negli strati profondi della pelle e limitare, così, il loro effetto nocivo. I rudi marinai dovranno fare meno i rudi e cospargersi di creme, per il loro bene e quello dei loro familiari.